ADBA

Origini e storia

Il “pit” in inglese è la “fossa/arena” destinata ai sanguinosi spettacoli del bullbaiting e combattimenti di cani, passatempo popolarissimo nella Gran Bretagna del XVIII e XIX secolo. Il nome “Pit bull terrier” significa infatti “Bull terrier della Fossa”, dove questo cane era l’attore principe assieme al Bull Terrier e bulldog.

La razza deriva dalla ri-selezione operata negli USA di una razza selezionata in Gran Bretagna nel corso dell’800: il Bull and Terrier (progenitore del Bull Terrier).

Il lavoro degli allevatori statunitensi cominciò nel 1845 e si focalizzò sugli esemplari di Bull and Terrier importati massicciamente dall’Irlanda per tramite delle ondate migratorie provenienti dall’isola a causa della famosa “peste delle patate”. L’afflusso dei coloni irlandesi contribuì a diffondere nelle metropoli nordamericane tanto i Bull and Terrier quanto gli spettacoli ad essi collegati: combattimento di cani, rat-baiting, ecc.

Lo Standard ADBA

L’Adba (American Dog Breeders Association) nacque nel 1909 grazie a Guy McCord ed ha sede a Salt Lake City

Aspetto generale: Di lato il Pit Bull deve essere quadrato, cioè presentare uguale lunghezza dalla spalla all’anca e dalla spalla a terra.

Testa: La conformazione generale del cranio può essere variabile; a forma di cuneo vista dall’alto e di lato, rotonda vista frontalmente. Deve avere una dimensione pari ai due terzi della larghezza delle spalle se visto frontalmente. Deve passare uguale distanza fra le estremità della testa e lo stop e tra lo stop e la punta del naso. La mandibola deve essere ben sviluppata e la chiusura dei denti a forbice.

Orecchie: Le orecchie, tagliate o non tagliate, devono essere ben alte sul capo, senza pieghe e portate a rosa.

Occhi: L’occhio deve essere ellittico quando visto frontalmente, triangolare quando visto lateralmente, piccolo e infossato.

Naso: Il naso deve presentare un dorso ben sviluppato, con narici ben larghe; il colore non ha importanza

Collo: Il collo deve essere potente, ben muscoloso fino alla base del cranio.

Spalle: Le spalle devono essere leggermente più ampie della gabbia toracica all’altezza dell’ottava costola.

Spalle troppo strette non sostengono una adeguata muscolatura per un cane che deve essere agile e forte; spalle troppo ampie tuttavia appesantiscono troppo l’animale durante le sue azioni rendendolo più lento e quindi più attaccabile.

Dorso: Il dorso deve essere corto e forte.

Torace: Il torace, profondo e ben molleggiato, è stretto: la sua efficienza è tanto maggiore quanto maggiore è la sua capacità di contrarsi ed espandersi.

Coda: La coda è spessa alla base, a punta in fondo e lunga fino al garretto. E ‘ portata abbastanza bassa.

Anteriore: L’anteriore è pesante, solido e forte.

Posteriore: Il posteriore presenta l’anca lunga, inclinata e larga per garantire maggior potenza nella spinta.

Gomiti: Piatti e forti, i gomiti, danno grande elasticità ai movimenti.

Omero: L’omero deve risultare il più possibile parallelo alla colonna vertebrale.

Zampe: Le zampe sono piccole e alte sulle falangi. I piedi presentano cuscinetti ovali e spessi, di colorazione quasi omogenea al resto del corpo.

Pelle: La pelle è spessa, senza pieghe e ben aderente su tutto il corpo tranne che sul collo e sul torace.

Mantello: Corto, compatto, ruvido e spesso, il mantello è ammesso di qualsiasi colorazione.

Taglia: limite di 13–25 kg (30-56 libbre) per i maschi o femmine.

Carattere

Il Pit Bull è descritto come un cane tenace ed indomito, estremamente coraggioso, impavido e fedele al suo padrone. Secondo David Alderton, probabilmente contro l’American Pit Bull Terrier è stato promulgato il maggior numero di leggi e normative, più che verso qualunque altra razza canina. In , per esempio, è consentito il possesso solo di esemplari registrati e castrati.

Anche in Italia vi è stata un’ampia disputa tra i detrattori questa razza in quanto pericolosa per l’uomo (con leggi ed ordinanze – Lista delle razze canine pericolose, ordinanza del sottosegretario alla Salute Francesca Martini del 24 marzo 2009) e coloro che invece, attribuiscono la causa di tale pericolosità all’utilizzo prevalente cui l’uomo ha da sempre destinato questi cani.